Il Wray & Nephew 17 non è leggenda

Può sembrare un titolo ad effetto per creare rumors o e agganciare lettori e invece no, è di fatto ciò che voglio dire, il Wray & Nephew 17 non è leggenda, non lo è mai stato all’epoca, non lo è e non lo sarà mai. Stiamo parlando un prodotto tornato alla ribalta negli ultimi periodi per linea di Campari marchiata Appleton. Con l’uscita di Appleton 17 Legend probabilmente l’intento è stato proprio questo, ovvero far parlare, aumentando la visibilità del marchio, e per farlo hanno tentato di replicare quello che una volta era il Wray & Nephew 17. Dal mio punto di vista non c’è altra spiegazione per spiegare un prodotto al quale è veramente difficile trovare un senso. Vediamo perchè..

Cenni di storia

Wray & Nephew era una distilleria storica giamaicana che ormai da anni non è più in attività, per farla breve oggi esiste ancora in quanto marchio, un marchio di proprietà della nota e gigante multinazionale Campari.
Tuttavia, anche prima dell’acquisizione da parte della multinazionale, l’azienda Appleton aveva già praticamente dismesso, da decenni, la vendita di prodotti a marchio Wray & Nephew a favore appunto del brand Appleton.
Oggi con il marchio Wray & Nephew viene venduto il celeberrimo bianco giamaicano a 63 gradi, un rum meno “grezzo” dei bianchi classici dell’isola in quanto frutto di un geniale blend colonna/pot che indubbiamente ne ammorbidisce i caratteri rendendolo più duttile ma, a mio parere personale, senza snaturare la sua identità giamaicana. Unica pecca è il prezzo, in relazione al senso del prodotto al suo utilizzo e agli altri simili è diventato inaccessibile quindi meglio virare su altro.

Wray & Nephew


Sono stati scritti molti articoli storici sulle antiche produzioni di Wray & Nephew in particolare si possono facilmente trovare informazioni sull’azienda ed i proprietari sulle riviste dell’epoca giamaicane, oltre a prezziari e le più disparate pubblicità delle varie etichette promosse. Eviterò dunque di ripercorrere ciò che già è stato ampiamente dettagliato.

golden stag wray & nephew 17 anni
appleton 17 legend


Senza dunque ripercorrere tutta la storia dell’azienda, mi limito a dire solo che il Wray & Nephew 17 anni non è mai stato un rum a larga diffusione, in particolare in riferimento al mercato interno della Jamaica nel quale non si trova mai una pubblicità del prodotto.
Se, come supposto, fosse stato un prodotto destinato all’esportazione, considerate le usanze dell’epoca, non solo possiamo nutrire dei forti dubbi sulla qualità ma possiamo anche giustificare la scarsa presenza sul mercato di questa bottiglia che oggi è considerata leggenda.  
Nei primi decenni del 900′ Wray & Nephew pubblicizzava invece fortemente i suoi “Dagger” in particolare il numero 3 invecchiato 10 anni.
Con i Dagger erano presenti alcuni speciali imbottigliamenti interessanti tipo Applemony, o quello che a mio parere dovrebbe essere ancora più “leggenda” cioè il Golden Stag (6 anni), ma non viene mai esposto il 17, o addirittura il 20 anni di cui ad esempio in pochi conoscono l’esistenza ma che oggi si può comprare sui ebay a circa 20k ma che mai ha avuto una minima notorietà.
Da ciò possiamo dedurre che il Wray & Nephew 17 anni non è leggenda per il lungo invecchiamento, oltre il 20 anni esistevano prodotti concorrenti simili e ancora più datati che non hanno mai goduto di particolari attenzioni.

golden stag wray & nephew 17 anni
appleton 17 legend

Perchè è cosi famoso il Wray & Nephew 17 anni?

Proprio ricollegandomi al Golden Stag (clicca per il cocktail) possiamo capire perché il Wray & Nephew 17 anni sia in realtà oggi il più noto di tutte le bottiglie mai create in Giamaica.
Il Wray & Nephew 17 anni è noto solo esclusivamente perché è il primo rum che Trader Vic ci dice di aver utilizzato per creare il Mai Tai.

Barrel Aged Thoughts: J. Wray & Nephew 17 YO Jamaica Rum


Analizzando sinteticamente il Mai Tai possiamo definirlo un twist su un Daiquiri che poi per necessità si è evoluto in un drink più complesso in quanto, nella definitiva ricetta originale di Trader Vic, presuppone il bilanciamento di due rum.

clicca qui per leggere la storia del Mai Tai

ricetta del mai tai cocktail rum del mai tai

Inizialmente un drink come tanti, rimasto anonimo per dieci anni, a cui nel tempo, per una concatenazione singolare di eventi, è stato attribuito un concetto e un carattere espressivo di sentimenti e modi essere grazie i quali è diventato indefinito e immortale, LEGGENDA.
Senza alcun dubbio il Mai Tai non è diventato popolare per la sua ricetta, tantomeno per suoi rum, o per il suo particolare bilanciamento. Come dico sempre, il Mai Tai è come il Martini, drink che rappresenta un modo di sentirsi estremamente soggettivo per chi lo beve, uno stato d’animo. Per lo stesso motivo, come il Martini, ogni bevitore di Mai Tai ha il suo bilanciamento e il suo rum preferito che non sempre è coincidente con il Mai Tai di Trader Vic.
Il Mai Tai è il drink al mondo con più ricette diverse conosciute, ricette anche di successo, il Mai Tai per questo motivo è la leggenda, insieme a pochi altri cocktail, dell’era Tiki, l’unico drink sempre popolare che ha resistito alla disfatta del Tiki. Possiamo dire che ripercorre in modo esponenziale la storia dello Zombie di Don the Beachcomber.

 mai tai 1944

Come già detto è un twist sul daiquiri di Constante e, analizzando la vastità delle ricette miscelate da TV, questo trova conferma in tante altre costruzioni simili di molti altri suoi classici drink.
Anche se con meno freschezza e più complessità, gli stessi twist sul daiquiri erano comuni nella miscelazione dell’inventore del cocktail esotico Donn Beach.
In particolare ricordiamo il Mona Daiquiri, che diventerà negli anni 70’ il Don’s Special Daiquiri, inizialmente costruito con un Meyer’s 30 anni o appunto il cocktail Golden Stag di cui parlavo prima, anch’esso un daiquiri.


(ancora per poco, se passate da Bologna andate da Volare! potete assaggiare una versione colossale del Mona Daiquiri che rispecchia il vero concetto di questo fantastico cocktail di Donn)

volare daiquiri mai tai


Evidentemente il Golden Stag poteva essere, alla stregua del noto rum proveniente dalle canne della piantagione Mona, un daiquiri esclusivo bilanciato con un solo rum, appunto il solo Wray & Nephew Golden Stag. Successivamente, come accadrà per Mona Daiquiri che si trasforma in Don’s Special, potrebbe essere stato sostituito da un bilanciamento di tre rum diversi tra cui, non a caso, ben due imbottigliamenti esclusivi di Appleton. Sostituzione avvenuta probabilmente per ricrearne il profilo, forse nel tentativo di replicare l’idea e qualche marks di un rum non più prodotto da Appleton.
Tutto in stile Donn ovvero in perfetta sintonia con la “rum rhapsody”, base della filosofia di bilanciamento di Donn per la quale “quello che un solo rum non può fare tre possono”.
NON HA FATTO LA STESSA COSA 10 ANNI DOPO TRADER VIC CON IL MAI TAI?
Eppure del Golden Stag in particolare, e del Mona Meyer’s, nessuno ne ha mai parlato come rum leggendari anche se sono all’interno di due drink epocali. C’è anche da dire però che a dire il vero sono anche lontani dal successo del Mai Tai, se pur eccellenti infatti non rappresentano nessun particolare concetto che esula dal senso stesso della miscelazione.

Il Wray & Nephew 17 anni ai tempi di Donn

Anche all’epoca di Donn, 20 anni prima dell’esplosione del Mai Tai, il Wray & Nephew 17 anni era presente fin dai primi listini, servito in degustazione e chissà forse anche miscelato in qualche drink di cui ancora non sappiamo molto.
Dai listini di Donn possiamo notare come il W&N17 non è un rum particolarmente leggendario, era in lista come altri rum ad un prezzo relativamente in linea con tutte le altre 138 etichette, anzi molti rum costavano anche di più.
Inoltre è curioso notare che nei primi menu di Donn è evidenziato come il W&N17 fosse imbottigliato esclusivamente per il Don the Beachcomber, questo presuppone che in giro non ce ne fosse molto se non delle rimanenze.
Oppure, come qualcuno sostiene, può essere vero che in realtà che il W&N destinato all’esportazione in America fosse esclusivamente il 15 anni ma che per un paio d’anni, non potendo essere esportato, è stato sostituito con il 17, ma per solo quei due anni.
Ciò spiegherebbe anche i tentativi di bilanciamento 17/15 da parte di TV con il Mai Tai.


Di fatto però, ad eccezione della testimonianza di Trader Vic’s, non esiste nessun Mai Tai proposto nelle carte drink dei Trader Vic’s con il W&N17. L’autore stesso ci parla di una bottiglia di rara reperibilità da subito sostituita con il 15 anni, ma anch’esso non presente nei listini, e poi definitivamente soppiantato dai noti blend.

mai tai trader vic storia del mai tai 1944


Senza dubbio prima dello sbarco alle Hawaii, nella metà degli anni 50’, il Mai Tai non era un drink successo perché, come prima ho accennato, ancora non aveva acquisito quell’identità, se vogliamo “spirituale”, che ha rappresentato la società americana nel pieno del turismo e della “Tiki Pop Era”. Possiamo affermare che già prima della sua consacrazione, quindi prima di tutti i Mai Tai bevuti da Elvis, il Mai Tai nel suo anonimato già non veniva venduto con il Wray & Nephew 17 anni o 15 che sia.

golden stag wray & nephew 17 anni
appleton 17 legend mai tai

Questo è dimostrato anche dal menu del 48’ dell’Outrigger, bar del Benjamin Franklin Hotel di Seatlle, di proprietà di TV, che poi cambierà nome definitivamente in Trader Vic’s.

outrigger  mai tai

Dunque Il Mai Tai con il W&N17 non è mai stato conosciuto da nessuno ad eccezione di qualche sporadica preparazione o addirittura prova iniziale.
 
Perché allora se il Wray & Nephew 17 anni non è mai stato usato bevuto qualcuno lo considera leggenda?
Semplicemente perché in uno dei suoi libri Trader Vic ci racconta questa storia, in cui abbbiamo detto che ci racconta che il primo bilanciamento è stato con W&N17 e poi il 15 ma che entrambi i rum non erano reperibili per poter vendere il cocktail in maniera costante.
In merito a ciò è curioso che nel primo libro di TV, uscito un paio di anni dopo l’invenzione del Mai Tai, non c’è alcun accenno al cocktail.
Come è ampiamente noto il successo del drink arriverà dopo dieci anni. Il mio pensiero è che evidentemente TV ha cercato di rafforzare la paternità del drink solo successivamente alla sua notorietà, raccontando definitivamente tutta la storia, tutelandosi da chiunque sosteneva di averlo inventato.

Il titolo della mia master sul Mai Tai è inerente proprio a questo “Tutti hanno inventato il Mai Tai” ed in sostanza è veramente così, in molti non conoscendo la ricetta originale e di fronte a milioni di richieste del cocktail, si sono inventati la loro versione. Anche perchè già il drink viveva di una popolarità incontrollabile, talmente potente e diffuso da far diventare, ad oggi e di riflesso, leggenda anche il Wray & Nephew 17.


Ammesso sia possibile, fare un Mai Tai con il vecchio W&N17 di una volta significa bere un Mai Tai originale?

NI. A parte che non essendo l’unico ingrediente potremmo provare solo a grandi linee le fasi primordiali della nascita del Mai Tai ma potremmo sicuramente avere l’emozione di ripercorrere i passi di Trader Vic nella composizione del cocktail. Rimane il fatto che, come ampiamente detto, non è per quello che il Mai Tai si può considerare originale o leggendario.
Nel Mai Tai la qualità del bilanciamento dei rum, o del rum, è fondamentale ma non è stata la determinante per il suo successo, lo stesso TV non ha mai proposto in carta il primo Mai Tai.

Il Mai Tai a mio parere si può paragonare ad una canzone molto famosa, di quelle epocali, universali, che si distacca dall’origine e dall’autore e ciò che esprime viene reinterpretato da altri artisti con nuove o diverse tecniche e arrangiamenti. Come il Mai Tai queste canzoni hanno successo solo quando mantengono il senso del brano, e, come i brani musicali, esistono versioni che piacciono anche più delle originali.
Se poi consideriamo che la ricetta originale del Mai Tai con i blend di rum è stata segreta per anni, chiaramente, tutte le centinaia di barman che proponevano Mai Tai lo facevano necessariamente a modo loro.
Non solo, se consideriamo anche che fino a pochissimo tempo fa, il rum martinicano del blend definitivo di Trader Vic è da tutti stato inteso come rhum agricole, quando invece era originariamente un martinicano da melassa, possiamo dire che nessuno si è mai avvicinato nemmeno all’ultima ricetta più nota di TV.

Io credo che il suo essere indefinito abbia contribuito alla sua diffusione. Un po’ come i piatti tradizionali, simili ma differenti, le loro sfumature creano anche una forte identità. Es. Dove ti piace di più La cacio e pepe a Roma? Qual è la pastiera piú buon di Napoli? Il ragù a bologna? il sushi a Milano? 😂 Opinioni differenti e differenti peculiarità sono espressione qualitativa univoca di ogni cuoco o bartender che sia.

Fare un Mai Tai con Appleton 17 Legend può avvicinarsi al bilanciamento del primo Mai Tai?

NO, quello che c’è dentro la bottiglia di Appleton 17 legend è irrilevante per svariati motivi.
I primi ed i più importanti riguardano il contesto storico e quindi ho già ampiamenti descritto le motivazioni negli anni ed in particolare in questo articolo.

Possiamo oltretutto anche affermare anche che certamente nessuno è in grado di replicare i marks del blend del vecchio W&N17.
Anche avendo le ricette ed i procedimenti originali esatti, ammesso che abbiano veramente quelli dei primi del 900′(e secondo me no), nemmeno i giganti master blender o produttori di oggi possono farlo perché:

  • Non credo che la materia prima, la lavorazione della melassa, sia esattamente la stessa di fine 800’/ 900′
  • Allo stesso modo non credo che i procedimenti e le influenze sulla fermentazione siano le stesse
  • Non credo che gli alambicchi di oggi lavorino allo stesso identico modo in cui lavoravano nel 1900, quantomeno con la stessa efficienza e qualità
  • E’ certo che le tecniche e le botti usate per l’invecchiamento non siano le stesse

In aggiunta se veramente il W&N17 era un prodotto destinato all’esportazione nutro dei forti dubbi nell’immaginare una rigida costanza del prodotto in blend e del taglio, soprattutto se destinato all’Europa. Ma sono solo supposizioni..
Quello che mi fa riflettere è che oggi nessuno più si ricorda del colossale Appleton 12 di una decina di anni fa, niente a che vedere con il rare blend, e lasciamo stare quello di oggi. Gli Appleton si stanno indubbiamente distaccando dalla realtà tradizionale giamaicana per conformarsi al mercato globale. L’Appleton 17 legend non credo faccia eccezione sia per la linea del marketing che per la sua bevibilità.
L’Appleton 12 ad esempio in pochi anni non solo è cambiato più volte ma nemmeno viene ricordato, se non dai più esperti, in molti nemmeno se ne sono accorti, figuriamoci se applichiamo la stesso ragionamento a delle etichette mutevoli in un contesto che risale a cento anni fa.

appleton 12

E chissà quante diversi Wray & Nephew 17 potevano anche esistere, il Wray & Nephew 17 di Trader Vic era lo stesso che Donn si faceva imbottigliare esclusivamente per lui? Era lo stesso di quello importato in Italia da Soffiantino?
Tutte domande a cui nessuno forse può più rispondere con certezza.

 
Ha senso fare un Mai Tai con Appleton 17 legend?

golden stag wray & nephew 17 anni
appleton 17 legend

NO. Potrebbe averlo come con un qualsiasi altro rum che rispecchia un’identità giamaicana, può averlo solo per chi è disposto a pagare centinaia di euro per un drink che probabilmente è più buono con l’Appleton 21 o con Smith & Cross che costa una ventina di euro, con qualche Worthy Park ecc. Quindi in fondo non ha molto senso usare l’Appleton 17 Legend.
Quello che penso io personalmente è che Appleton 17 Legend come tutti i suoi simili non è un rum, un rum che non si beve non è un rum.
E’ indifferente che sia buono o non buono fatto bene o fatto male.
Possiamo nasconderci dietro la parola “TRIBUTO” per descrivere un prodotto senza senso ed essere comunque politicamente corretti ma la realtà è che Appleton 17 legend, come tanti Caroni e tante altre bottiglie da collezione, sono delle anfore romane, terracotta di dubbio valore materiale che assume valore per il tempo passato nel ricordo di un popolo estinto.
Ha un valore immateriale che è solo la massima propensione a spendere del collezionista.
Sono bottiglie e non rum, investimenti, oggetti che metti in vetrina come un soprammobile e attendi che prendano valore e quello è il loro senso.
Tutto ciò che c’è dentro anche se eccellente è irrilevante, è inutile. Tanto onore a chi le beve e chi riesce a monetizzare ma queste bottiglie non hanno niente a che vedere con la storia, la tradizione, la cultura da cui nasce il rum. Possono essere chiamate rum come può essere rum un profumo di Chanel fatto con alcuni esteri provenienti dalle distillazioni Worthy Park.
Questo tipo di prodotti sono bottigle che nascono dalla mente di entità mistiche, escatologiche e quasi spirituali che spesso, come nel caso delle multinazionali, prendono il nome di “global”. Esperti di marketing che magari pochi mesi prima vendevano telefoni, patatine, saponi o polli ma che poco sanno della cultura di distillati o in particolare semplicemente delle motivazioni che ieri ed oggi spingevano e spingono le persone al bar.
La che la gente che lavora e produce di fatto queste bottiglie, da coltiva a chi taglia la canna, a chi spreme, da chi fermenta a chi distilla ignora anche l’esistenza di questi prodotti e tantomeno gli interessa. 
Siamo anche lontani dai tempi in cui una percentuale di distillato prodotto in piantagione veniva ridistribuito in piantagione, non possiamo pensare di rivivere tempi passati ma credo sia corretto, soprattutto nel rispetto della cultura e dell’orgoglio delle popolazioni nate dalla canna da zucchero, rispettarne le tradizioni valorizzandole.
Con questo non voglio dire che non è giusto che esistano questo tipo di bottiglie o che non meritano l’attenzione che hanno, la meritano perchè è comunque di questo che si sta parlando.
Voglio solo dire che il rum è un altra cosa, ha un altro senso e soprattutto si possono trovare prodotti eccellenti con poche decine euro sia da miscelare sia da degustare.

Bene, ho finito con il pippone sui rum concludo nel dire che se avrete la fortuna di comprare un Appleton 17 legend non apritelo, perchè tra qualche decina di anni o non varrà più nulla o più probabilmente varrà migliaia di euro! In tutto questo mi sono dimenticato di promuovere i miei corsi. Lo faccio ora 23/25 OTTOBRE 23 CORSO TIKI, 27-29 NOVEMBRE CORSO TROPICALE con Giovanni Ceccarelli.
Visto che l’ho dette tutte, quasi, e tanto mi importa una sega visto che ciò che scrivo non è minimante influente e non mi paga nessuno, anche se non centra nulla e ne parleremo più approfonditamente in un altro articolo, concludo nel dire bere Daiquiri con Clairin o altri agricoli giustificando il fatto che i rum cubani dell’epoca erano grezzi e non puliti come adesso
      

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