
Ricetta Don’s Special Daiquiri o Myers’s rum Mona Daiquiri.
Il Don’s Special Daiquiri è indubbiamente uno dei drink più noti di Donn.
Nonostante non sia avvicinabile alla popolarità avuta all’epoca da altri drink come lo Zombie, il Planter’s Punch o il Pearl Diver rimane uno dei drink più ricordati.

La popolarità di questo cocktail è attribuibile alla rivalutazione dello stesso nella miscelazione moderna.
Oggi infatti rappresenta probabilmente il modo più semplice per approcciarsi ad una miscelazione strutturata e potente, allo stesso modo raffinata, come quella di Donn.
In questo drink la predominanza del rum jamaicano viene smorzata nella sua pienezza dalle note ruffiane del miele e, allo stesso tempo, viene esaltata nella sua carica aromatica dall’acidità dello sciroppo di passion fruit e del lime.
Di seguito la ricetta degli anni 70′ del Don the Beachcomber.
Ricetta Don’s Special Daiquiri
1 oz Gold Jamaican Rum
1/2 oz Puerto Rican Rum
1/2 oz Passion Fruit Syrup
1/2 oz Honey Syrup
1/2 oz Lime Juice
Tecnica
Milkshake mixer
Servizio
Coppa cocktail.
Consigli tecnici
A differenza della maggior parte dei cocktail della prima era tiki, il Don’s Special Daiquiri è un drink in cui la tecnica a mio parere può anche variare in relazione agli ingredienti utilizzati.
La mia convinzione rimane in ogni caso che il risultato migliore si ottenga miscelando il drink con il milkshake mixer.
Ma, qualora usassimo dei rum non particolarmente invecchiati, non troppo aromatici e non eccessivamente corposi, si possono ottenere degli ottimi risultati con la tecnica Shake and Strain.

Sciroppo di Passion Fruit
Consiglio di lavorare uno sciroppo di passion fruit a freddo in modo da non perdere le note spiccate di acidità e freschezza, essenziali per il bilanciamento.
La storia del Don’s Special Daiquiri
Il cocktail, seppur tornato in voga negli anni 70′ con questo nuovo bilanciamento, risulta essere uno dei drink più vecchi ideati da Donn Beach.
Infatti altro non è che la rivisitazione dell’originario drink in stile Daquiri degli anni 30′. Questo primo cocktail, che in carta poteva essere chiamato “Special Reserve Daquiri” o “Special Reserve Rum Daiquiri”, pare essere stato preparato con il leggendario rum invecchiato Myers’s Rum Mona di 30 anni dell’azienda Fred L. Myers & Son.

Come prima accennato la differenza sostanziale rispetto alla ricetta più recente drink è proprio il rum, un rum evidentemente così importante da dare il nome anche al cocktail , un cocktail “Special” conosciuto anche come Mona Daiquiri.
Il Myers rum Mona per il Mona Daiquiri, passò dall’essere pubblicizzato ovunque, fino agli quaranta ad un prezzo di circa dieci dollari, ad essere sempre meno reperibile, fino a sparire. Negli anni diventò sempre più lontano da poter essere accostato alla ricetta Don’s Special Daiquiri.
Qualche idea di bilanciamento
La scelta del rum Jamaicano è determinate per il bilanciamento del miele. Soprattutto un dark moderno, in riferimento al Myers’s Rum di oggi, non può essere certo accostato a quello della ricetta originale.
Il dark rum deve il suo colore presumibilmente all’aggiunta di congeneri che possono non solo alterare la quantità di zuccheri, quindi la dolcezza del distillato, ma anche e spesso la percezione della sua morbidezza.
Presumibilmente nella ricetta originale degli anni 30′ il miele non è usato solo come dolcificante ed esaltatore di aromi ma, sfruttando la sua naturale morbidezza, è in grado di smorzare una possibile parte tannica, quindi astringente, di un rum che vanta un invecchiamento tropicale di 30 anni.
Tenendo conto del drink cost potrebbe essere interessante creare un blend di jamaicani con Myers dark e Smith and Cross ed accostarli ad un rum tradizionale tendenzialmente secco, che può ricordare dalle molte testimonianze un’“vintage cubano chiaro”, in cui ancora si faceva sentire un po’ di aguardiente.
Appleton è uno dei jamaicani a buon prezzo e larga diffusione ma lo accosterei ad un tradizionale chiaro con più corpo note note più morbide.
Appleton 12 è sempre un ottima scelta, perchè, come sempre, invito a creare il proprio blend tenendo conto dell’idea e del concetto originale della ricetta del Mona Daiquiri piuttosto che della ricerca inconcludente del sapore originario.
Dovrebbe quindi essere fatto con prodotti molto validi ed essere venduto ad un prezzo più alto, è la qualità che lo rende “Special Daiquiri”.
I più scaltri potranno provare a blendare le grandi selezioni oggi molto in voga provenienti da Hampden, Worthy Park ecc. ecc.
ATTENZIONE: è una leggenda che in miscelazione si debbano usare distillati di qualità inferiore. Più il distillato è qualitativo più il drink è buono. Ovviamente preparato con le adeguate conoscenze tecniche e attenzione al drink cost
In ogni caso è inutile e inconcludente solo pensare di poter ricreare un profilo aromatico, probabilmente mai storicamente definito, così come per il Mai Tai anche per il Don’s Special Daquiri invito a creare un proprio blend rispettando il concetto del drink prima della ricerca di gusto storica
Come riproporre Don’s Special Daiquiri
Tuttavia oggi il Don’s Special Daiquiri, nella versione più recente, può essere utilizzato per avvicinare i clienti al mondo della miscelazione di Don the Beachcomber. Addirittura invertendo le dosi dei rum indicati in ricetta (jamaicano e portoricano) avremo infatti un drink al rum decisamente più mellifluo e ruffiano e con meno corpo. Il drinks sarebbe snaturato del suo concetto ma in ogni caso potrebbe essere adatto per un bar in cui non si fa miscelazione Tiki.
Sia chiaro non scambierei mai un Navy Grog, un Golden Stag o un Planter’s Punch di Donn per un Don’s Special Daiquiri!
Nonostante questo credo sia un ottimo drink, in particolare se si riesce a bilanciare correttamente.
Il Rum del Don’s Special Daiquiri
Non ci sono certezze sul vero profilo aromatico dell’originario Myers’s rum per il Mona Daiquiri, perchè in ogni caso in pochi oggi hanno avuto la possibilità di assaggiare un rum così raro. E a maggior ragione difficilmente qualcuno ha avuto la possibilità testare in miscelazione questo prodotto con la piena consapevolezza delle tecniche di miscelazione di Donn.
Sono molti i drink di Donn di cui conosciamo poco, alcuni per la mancanza dei prodotti originali altri per mancanza di testimonianze o lasciti.
Come la ricetta del Mona Daiquiri sappiamo poco anche del Mona Punch presente in carta dai primi anni. Dal prezzo sicuramente possiamo intuire che fosse un drink molto potente e con rum di alta qualità. Il suo prezzo era pari a quello dello Zombie, il prezzo più alto della drink list, circa il doppio dello Special Daiquiri.

D’altro canto l’azienda Myers si è sempre vantata nel tempo della qualità tecnica dei suoi prodotti attraverso ingenti campagne pubblicitarie negli Stati Uniti. Dal Myers’s rum 8 anni, al blend 8-12, al Myers’s rum Planters Punch sino al puro Mona 30 anni di invecchiamento tropicale. Quanto questo sia veritiero non è dato sapersi.
Myers e il leggendario Mona Rum

L’azienda Myers operava in Jamaica con distribuzione di prodotti di ogni genere, nel 1879 apre la sua distilleria, produce e distribuisce zuccheri e rum di ogni genere e qualità.
Forte di un grande potere contrattuale Fred Myers riesce a garantirsi approvvigionamenti di zucchero, melassa e rum da ogni piantagione della Jamaica. Sono molteplici i rum che inserirà sul mercato, alcuni non usciranno mai dalla Jamaica altri con stesse etichette ma diverso contenuto, e il contrario, invaderanno i mercati di tutto il mondo. MA….
Come dice Marco Graziano (Le Vie del Rum) “il rum si è diffuso con i pirati e ad oggi è sempre in mano a pirati, hanno solo cambiato vestito”
Come molte distillerie tra cui Wray & Nephew anche Myers aveva forniture dalla Mona Estate. Fonti molteplici provenienti dalla Jamaica attestano che il Myers Mona (distillato presumibilmente con materie prime della piantagione omonima) sia stato distillato nel 1905/1906.



Il dubbio che scaturisce da questa testimonianza riguarda il primo myers’s rum utilizzato da Donn nel suo Don’s Special Daiquiri nel 33/34. Dati alla mano sembra infatti che questo rum non arrivasse ai famigerati 30 anni ma si fermasse a 27.
Effettivamente una rara testimonianza pubblicitaria dimostra la presenza di Myers Mona 27 anni sul mercato americano ad un prezzo molto basso. Sarà stato quello usato da Donn ?

In realtà il Myers Mona più diffuso negli Stati Uniti è il Mona 30 anni, venduto ovunque, negli anni 40′, ad prezzo doppio del 27. Generalmente intorno ai 10 dollari in confronto ai 4/5 del 27 anni.

E’ certo che Myers, come altri produttori e distributori, confezionava i propri rum in relazione al mercato di destinazione. Testimonianze certe indicano ad esempio che i jamaicani per il mercato americano avessero un corpo medio, molto meno pieno e intenso rispetto a quelli destinati al mercato europeo. La ragione è spesso da ritrovare nelle diverse accise di importazione nei vari mercati. L’aroma, il “grand arome”, quindi la quantità di esteri era nettamente superiore per i rum destinati all’Europa. Per eludere le accise infatti il rum veniva spesso imbottigliato con aggiunta di alcol neutro prodotto in patria.
Quindi il primo 27 e il diffusissimo 30 sono lo stesso rum con packaging e operazione di marketing diversa oppure sono prodotti differenti?
E’ possibile che il 27 venisse da un’importazione parallela, quindi fosse quello distribuito in Jamaica?
Io ovviamente non lo so e forse non lo sa nessuno.
Sicuramente è difficile affermare che nel 33/34 Donn avesse potuto usare un rum di 30 anni di invecchiamento. Mentre in seguito quasi certamente ha usato il 30 reperibile sul mercato.
Conclusione
La conclusione di questa piccola ricerca è semplicemente evidenziare quanto sia più importante il concetto del drink piuttosto che la riproduzione della ricetta originale. Il concetto insito del cocktail non solo determina il bilanciamento dello stesso ma da un senso alla miscelazione stessa. Il suggerimento per il bartender è non focalizzarsi mai sulla ricetta e le sue dosi, che sono solo indicative e raramente precise, ma sulla miscelazione stessa in relazione al distillato scelto o disponibile. Lavorando in questo senso magari può accadere che un cocktail , indipendentemente dal gusto, possa entrare nella storia e diventare immortale come il Don’s Special Daiquri, il Mai Tai, lo Zombie, o banalmente il moderno Spritz.
Curiosità sul nome Mona

Il nome Mona è il chiaro riferimento alla storica estate di Kingston, sul cui origine del nome ci sono ancora dubbi e poche certezze.
La fonte certa è che questo territorio, confinante con la Papine Estate, inizia a chiamarsi Mona Estate dal 1767. Ciò si evince proprio dall’atto di compravendita della proprietà.
Il potenziamento dell’acquedotto ha reso queste terre molto remunerative per la coltivazione di canna da zucchero.


La lavorazione di muscobado e rum era in gran parte destinata alla madre patria Inghilterra. Con il passare del tempo la piantagione, che contava un totale di 400 ettari, ha ampliato la coltivazione di canna da zucchero fino ad occupare 80 ettari. La produzione di rum è sempre stata un’extra business, in quanto la coltivazione della canna con il tempo ha dovuto soddisfare, in tutte le piantagioni, la sempre più grande domanda delle distillerie e degli zuccherifici locali. Negli anni 30′ dell’800 la Jamaica arriva a contare circa 600 distillerie.
La teoria più accreditata sul nome Mona deriva dalla supposizione che tale nome sia stato ripreso dall’irlandese Isola di Man che nel suo nome latino era chiamata Insula Mona.

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