Storia e ricetta del Planter’s Punch nella miscelazione caraibica.
Le origini del Planter’s Punch
Oggi vi parlo di uno dei modi di bere più antichi della miscelazione caraibica e tropicale, il Planter’s Punch. Uno dei tanti argomenti che trattiamo nel Corso Tropicale con Giovanni Ceccarelli, proponendo twist e nuove ricette di questo famoso cocktail jamaicano.
Come ogni tradizione alcolica caraibica la ricetta del Planter’s Punch ha sempre i soliti ingredienti tipi dei cocktail caraibici. Gli stessi ingredienti che si trovano nel Ti Punch, nella Caipirina, nella Canchanchara o nel Daiquiri, e in tanti cocktail tradizionali tropicali, ovvero RUM, LIME, ZUCCHERO.
Ma è proprio la caratteristica tradizionale del rum di utilizzo e la tecnica di esecuzione a rendere questi cocktail del completamente differenti.
Oggi li chiamiamo cocktail ma effettivamente nascono come modi di bere il rum, un rum non sempre morbido, pulito e bilanciato, come siamo abituati a bere oggi.
Il rum di cui sto parlando è il rum un tempo bevuto proprio nelle piantagioni, dai lavoratori e dagli schiavi.
Planter’s Punch, appunto; il nome stesso appunto rimarca le sue origini.
Parliamo di un rum all’epoca dubbia qualità, possibilmente tendente all’aguardiente, non certo facile da bere in purezza, lontano da poter essere rum da degustazione.
Sono in possesso di numerose documentazioni che tracciano la storia e il modo di lavoro dei più antichi zuccherifici e distillerie. In tali documenti sono presenti numeri e percentuali precise di rum prodotto appositamente per essere destinato alla piantagione stessa.
Una quantità di distillato appositamente reimmesso nei campi per garantire il sostentamento della manualità produttiva degli schiavi.
Testimonianze Storiche
A questo proposito non può sfuggire il ricordo della celebre frase nel libro in cui Richard Ligon parla delle Barbados. Descrivendo in un passo proprio le funzioni di questa bevanda dice:
«…questa bevanda è molto usata per curare e rinfrescare i poveri negri, di cui dobbiamo avere una speciale cura, perché i nostri profitti vengono dal lavoro delle loro mani…”
Una citazione doverosa che ci porta lontano dallo Jamaica ma ci fa capire quale fosse uno degli abituali utilizzi del rum in tutte le isole caraibiche.
E’ palese che anche in Jamaica, come tutti gli altri caraibici più rudimentali, i rum venissero trattati e ammorbiditi con la disponibilità dei prodotti endemici più comuni, appunto zucchero, lime e frutta e spesso spezie.
Pensandoci bene, gran parte dei drink oggi più noti derivano da questi contadini modi di bere il rum, pensiamo appunto alle origini della Pina Colada!
Ma, a differenza di tutte le altre bevande tradizionali il Planter’s Punch ha una rilevanza fondamentale, la notorietà di questa bevanda è stata trasmessa e diffusa nel mondo attraverso testimonianze e descrizioni su libri e giornali già codificata. Una vera e propria ricetta del Planter’s Punch.
Proprio in queste descrizioni ritroviamo un concetto fondamentale espresso in una ricetta, che, da modo di bere, porterà il Planter’s Punch alla forma del cocktail. Sto parlando del concetto di bilanciamento.
Sembra che una delle prime testimonianze di questo bilanciamento fosse stata scritta su una rivista satirica londinese di nome “Fun” sul finire dell’800’ e, ancora molto importante, la testimonianza dei primi del 900’ nel New York Times. Importanti perchè la diffusione delle testate ha permesso la divulgazione della conoscenza e della ricetta del Planter’s Punch.
In entrambe le citazioni, come in altre fonti, troviamo quella tutti oggi conosciamo come regola di esecuzione del punch:
One of Sweet – Two of Sour – Three of Strong – Four of Week
Numerose citazioni in libri di settore, scritti da pilastri della miscelazione, tra cui anche Vermiere, Craddock e MacElhon, inseriscono questa antica preparazione nel mondo del cocktail in modo definitivo e preciso. Così da distogliere l’attenzione dalle numerose ed irrilevanti leggende createsi intorno la nascita del famoso cocktail.
L’evoluzione del Planter’s Punch
Da questa regola base, che è una vera e propria codifica, nasceranno drink e Planter’s Punch molto complessi e diversi, che andranno oltre il bilanciamento del semplice zucchero, rum, lime e acqua.
Sraanno numerosi i Planter’s Punch in particolare con l’utilizzo della frutta, sia fresca che lavorata come sciroppo.
In particolare il solito Don the Beachcomber farà del Planter’s Punch un suo cavallo di battaglia.
Lo renderà così famoso tanto da farlo diventare quasi un suo drink esclusivo, anche in diverse versioni.
Ancor prima, tra leggenda e marketing, molte aziende di rum utilizzeranno la tradizione e la popolarità del Planter’s Punch come oggetto delle loro campagne promozionali.
E’ il caso di Myers’s, nota azienda Jamaicana, che con il Planter’s Punch diffonderà il suo marchio nel mondo, ancor prima della miscelazione di Donn.
Oggi ci sono validi rum da poter essere utilizzati per preparare un Planter’s Punch, non più per aggiustare i difetti del rum ma per esaltarne le qualità.
Vi assicuro che, anche senza addentrarci nella difficoltà della miscelazione Tiki, bilanciare nel modo giusto un ottimo Jamaicano con rum, lime acqua e zucchero, è già un drink eccezionale e senza tempo, classico della miscelazione caraibica.
Un cocktail che ci permette di lavorare in modo tangibile e sfruttare, la nostra conoscenza dei rum, per produrre dei drink di bassa difficoltà, con un drink cost che può essere anche molto basso, ma in particolar modo con profili aromatici di eccellenza che possono stupire!
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