
Elvis – The King (of Tiki). Ho già accennato nei precedenti articoli alla smodata diffusione della cultura Tiki, dopo la metà degli anni 50’ immagini e rappresentazioni di ogni genere coinvolgevano la moda del momento.
Ma, se molte di queste immagini erano utilizzate in modo anarchico, molti sono gli americani che hanno inglobato il Tiki facendone un loro personale stile di vita.
Così anche molti grandi personaggi noti, del cinema della musica e della televisione hanno interpretato l’esotico nella loro vita e nelle loro espressioni artistiche, addirittura deviando, per alcuni periodi, dalle loro abituali performance al pubblico, contribuendo così alla diffusione del Polynesian Pop.

Oggi parliamo di una leggenda, del più grande, The King Elvis Presley da Memphis.
Uno dei più grandi influencer della seconda era Tiki, che, nell’evolversi della sua carriera cinematografica, diventa anche attore protagonista del noto film Blue Hawaii, il suo primo film girato nel 1961 proprio alle Hawaii.
Solo il primo di una trilogia a sfondo esotico infatti, al film che sarà accompagnato dalla celebre colonna sonora omonima Blu Hawaii, seguiranno “Girls! Girls! Girls!” 1962 e “Paradise, Hawaiian Style” 1966.
Tutti completamente ambientati in contesti finti tropicali ma in posti effettivamente tropicali, con le classiche camicie e collane a fiori dell’epoca lo stesso Elvis si esibisce in canti e balli che richiamano l’antico stile folkloristico delle isole.

L’amore che Elvis nutre per le Hawaii farà sì che dopo anni tornerà ad Honolulu con una nuova eclatante produzione televisiva trasmessa addirittura in mondo visione nel gennaio del 1973. Mi riferisco al noto concerto, di grande successo mediatico, chiamato proprio “Aloha from Hawaii Via Satellite”.
Ma è proprio il film Blu Hawaii, distribuito dalla Paramount Pictures, diretto da Norman Taurog e interpretato appunto da Elvis, che sarà fondamentale per il destino della cultura Tiki.
Talmente influente che cambiò anche le sorti della piccola e anonima struttura in cui fu stabilito il set cinematografico, il leggendario Coco Palms Resort, di cui parlerò nel prossimo articolo.

“Exotic romance…exotic dances…exciting music…in the world’s lushest paradise of song!” the film poster promised, luring viewers with its “Panavision technicolor”

Nel 1961 Elvis sbarca al Coco Palms sull’onda del dilagante successo, occupando per tutta la durata della produzione quello che diventerà il mitico appartamento numero 56: King’s Cottage.
La scia della popolarità di Elvis e del film sarà, per gli anni a venire, l’immagine del Coco Palms.
Alcune scene del film celebrano il rituale dell’accensione della torcia delle 19.30 “Call to Feast”, che introduceva l’apertura dei banchetti festosi. Tale ricorrenza fu praticata dal resort ogni giorno per circa quaranta anni e spesso imitata dai numerosi concorrenti.
Ma la scena che suscitò probabilmente più clamore, destinata a rimanere nella storia, fu quella finale girata con la coprotagonista Joan Blackman.
Nell’episodio i due attori istituzionalizzano il loro amore con il rito del matrimonio, un matrimonio del tutto particolare.
Accompagnati con classica e primitiva canoa a doppio scafo alla Wedding Chapel, il percorso si svolgeva in un contorno esotico il cui sottofondo erano note e interpretazioni canore di cantanti Hawaiiane e dal celebre pezzo di Elvis The Hawaiian Wedding Song.

Ma la stessa passione, gli stessi sentimenti che albergano nelle rovine del Coco Palms sono evidentemente le stesse sensazioni che provava il re del rockabilly in quel periodo che adottò il Tiki come suo stile di vita.
Non solo per le numerose frequentazioni di locali Tiki come il “Bali Hai at the Beach”, questo modo di vivere sarà presente in Elvis anche nelle sue abitudini private.

Ancora oggi la passione verso il Tiki di uno dei più grandi artisti di sempre è tangibile e ammirabile in quello che è diventato un museo nazionale situato nel Tennessee, proprio a Memphis, in quella che dal 1957 sarà la sua mitica e lussuosa residenza Graceland.
In questa maestosa dimora lo stravagante Elvis fa creare una stanza completamente arredata in stile esotico e chiamata appunto Jungle Room, in cui era presente anche lo studio di registrazione.

La stanza, molto fatiscente, in cui era presente anche una cascata, era arredata con manufatti in legno e decorazioni Tiki dell’età più avanzata, quando il Tiki appunto inizia a diventare un modo di arredare decisamente kitsch e pacchiano.
Tali oggetti, che adornavano la Jungle Room, provenivano direttamente dalla WITCO, acronimo dell’azienda Western International Trading Company fondata da Bob Post ma resa celebre per le opere Tiki del cugino, l’artista William Westenhaver. Un’istituzione per l’arredamento Tiki.
Nel 1957 Witco iniziò la produzione di una serie di opere d’arredamento che componevano quello che poteva essere tutta la mobilia e l’oggettistica di un appartamento, comodini, letti, divani, sedie, credenze, disegni e tutta una serie di manufatti Tiki, dalle maschere alle più primitive rappresentazioni rivisitate nella chiave più moderna, spesso leopardata.
Tutto questo nuovo stile getta le basi del così detto “Modern Tiki” o “Pop Primitivism” in cui Elvis era completamente sommerso.

Elvis entra così definitivamente nel Tiki come simbolo della smisurata passione per le Hawaii e dell’esotico tanto che ancora oggi c’è chi ricorda il grande artista scolpendo Tiki Idols e Mugs proprio con la forma della sua testa. Il rockabilly distante e non appartenente all’origine della Tiki Culture viene inglobato e diventa sottofondo musicale del periodo insieme alla più inerente musica primitiva, esotica.
Sembra proprio che il Tiki, nonostante l’impopolarità degli anni 70, conservi ancora quello spirito che, come l’anima di Elvis, continuerà a presenziare in tutti gli appassionati di musica e dell’exotic pop, alimentando ancora quel sentimento nostalgico che avvolge da sempre il Tiki a partire dalla sua nascita: “The Lure of Paradise”.
Ovviamente non può mancare un drink ispirato alla produzione del film, appunto il Blue Hawaii
Ma il suo sbarco alle Hawaii con la mitica nave della Matson Steamship Lines, nel 1957 proprio mentre usciva Jailhouse Rock,non poteva non influenzare anche la popolarità di quello che sarà il drink al rum più famoso al mondo Il Mai Tai.

