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Blue Hawaii – Cocktail – Harry Yee 1957

Blue Hawaii – Ricette cocktail. 

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Il caso vuole che l”impatto mediatico del film Blue Hawaii, e ovviamente di Elvis sia così dilagante che influenzi anche la miscelazione. In particolar modo con un drink inventato dada Harry Lee nel 1957 , dal nome identico, ma servito in realtà quattro anni prima della produzione del film,.
Pare che il bartender dell’Hilton Hawaiian Village preparò questo drink per pubblicizzare una nota azienda produttrice del blu curacao e sono in molti a sostenere che dopo l’invenzione del drink il mondo sia cambiato in meglio. Il drink infatti diventa simbolo della spensieratezza estiva, regalava sorrisi, e accompagnava i momenti più felici dei turisti di Waikiki.

Il Blue Hawaii, nonostante derivi da una storia a se stante, subì un’impennata di popolarità, non tanto per la qualità della miscelazione, che ormai era direzionata verso prodotti sempre più light, fino all’esplosione della vodka, ma proprio per l’enorme impatto con l’assonanza del nome al film di Elvis del 1961. Il richiamo ad Elvis e al sogno tropicale farà la fortuna di questo drink, ancora oggi noto.
La scelta del nome del drink, racconta Yee, deriva dal colore somigliante a quello dello specchio d’oceano che si poteva ammirare dal bar in cui lavorava.

 

blue hawaii

Ricetta:
3 oz di succo fresco di ananas
1 oz  di sweet and sour
½ oz di blue curacao
¾ oz di light rum
¾ oz di vodka

Tecnica:
Shake and pour con ghiaccio a cubi.

Servizio:
Bicchiere Hurricane


E’ evidente la tendenza a bere molto più light e l’introduzione della vodka daranno del filo da torcere ai produttori di rum che saranno costretti a immettere sul mercato prodotti sempre più leggeri e sempre meno rum. Infatti, tende a precisare Harry Yee, il declino del drink si ebbe quando la sua popolarità lo portò ad essere replicato senza criterio, omettendo il rum.
Il Blu Hawaii deve il suo successo anche alla semplicità di preparazione, che ovviamente lo rende facilmente replicabile. Non mancano però alterazioni e imitazioni che influenzarono il declino qualitativo del cocktail per l’utilizzo di pessimi alcolici sciroppi, premix e aromi artificiali.


In particolare è da menzionare il noto Blu Hawaiian, in cui viene aggiunta la crema di cocco e delle volte panna.
Preparato nel blender, è ovviamente lontano dal concetto di bilanciamento di un cocktail ed i sentori dell’alcol sono smorzati dalla parte grassa.
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Tuttavia non è che l’originale Blue Hawaii sia un opera di geniale stile o maestria, non è certo notevole per l’affinata o evolutiva tecnica di miscelazione ma, come già detto, è contornato da un contesto che lo porta ad essere molto popolare, che poi che è il contesto che avvolgerà la seconda era Tiki.
Lo stesso Yee ha sempre consigliato di utilizzare ingredienti freschi e di qualità, come unico modo per ottenere un buon Blue Hawaii,  ed effettivamente, fatto bene, non è un drink peggiore di molti altri.
Il classico Tiki drink con l’ombrellino e la cannuccia colorata, fresco leggero, senza pretese, nel giusto contesto e con prodotti di qualità probabilmente può essere ancora un drink attuale.

Ovviamente non posso non rimandare al blog di Giovanni Ceccarelli che ne prossimi articoli vi racconterà di come si possono scindere le molecole del Blu con un disintegratore per estrarre altri colori e creare nuovi twist. Un’anticipazione: nel blu c’è il limonene.

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